GAP
Gruppo Animazione Pensionati

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Luigi Rossi. Un nome banale, quasi insignificante. Sì, perché Rossi è il cognome ampiamente più diffuso in Italia e Luigi un nome non certo particolarmente raro. Ma allora per quale motivo una trentina di Gappini si sono scomodati a scendere fino a Rancate per rendere visita a un certo Luigi Rossi? Non a casa sua, ma in uno dei più raffinati musei della Svizzera italiana, la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate. Beh, allora deve essere un personaggio importante.

Ben presto l’arcano viene svelato. Luigi Rossi moriva a Tesserete il 6 agosto 1923 e per il centenario la Pinacoteca Züst gli dedica una grande mostra, presentando le opere più celebri provenienti da musei svizzeri e italiani e numerosi inediti da collezioni private.

Nato a Cassarate nel 1853, a soli tre anni si trasferisce a Milano al seguito della famiglia, poiché qui il padre aveva trovato lavoro come tipografo. Vivrà sempre a Milano, pur mantenendo per tutta la sua vita la sola cittadinanza svizzera e coltivando profondi legami con il Ticino. Compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini, dove ha come compagni di corso Eugenio Gignous, Cesare Tallone, Achille Tominetti. Esordisce nel 1871, inaugurando un repertorio di scene di genere attraversate da una sottile critica sociale, che si configurerà in seguito come un tratto saliente della sua produzione. All’inizio l’artista dipinge scene di genere fra ironia e malinconia, nella tradizione del verismo sentimentale di scuola lombarda. Le sue origini ticinesi gli impediscono purtroppo di ricevere nel 1878 il prestigioso premio Principe Umberto, riservato ai cittadini del Regno d’Italia. Nel corso degli anni Ottanta il suo repertorio si diversifica, affiancando paesaggi montani eseguiti all’aperto, a scene di vita contadina e ritratti.

Dal 1885 al 1888 è a Parigi dove svolge anche un’intensa attività di illustratore per Alphonse Daudet e Pierre Loti, ai quali si lega con una profonda amicizia. Di ritorno a Milano e nel Ticino si afferma come pittore che dalla traduzione della realtà si muove in direzione dell’idea simbolista. Entra in contatto con il poeta Gian Pietro Lucini; un incontro che segna una svolta nelle sue ricerche pittoriche. Ne derivano alcune delle sue tele più celebri ancora di solida impronta verista, ma aggiornate in direzione della nuova linea simbolista.

Partecipa costantemente alle principali rassegne espositive italiane e internazionali con dipinti e acquerelli, nel 1921 allestisce una personale alla Galleria Pesaro di Milano. Artista europeo fra realtà e simbolo – pittore geniale, raffinato illustratore, docente apprezzato – Luigi Rossi esprime un’arte sincera e delicata, sempre cordiale: l’identità della sua opera, colta e spontanea, è insieme svizzera, milanese e parigina. Rossi esegue con sobrietà una galleria di ritratti dell’infanzia e di committenza, sempre profondi nella resa psicologica del soggetto, come quelli di Daudet, Battaglini e della moglie Adele.

Durante gli anni Novanta nascono dipinti di rilievo come L’Armée du travail legati alla vita dei campi e Rêves de Jeunesse, il suo capolavoro simbolista che ha suscitato una poesia di Gian Pietro Lucini.

A inizio secolo, Rossi adotta raffinati elementi decorativi di stile liberty e di profonda sensibilità sociale che riflettono il suo gusto estetico e il suo impegno sociale e pacifista. Rossi si dedica poi al tema a lui caro dell’infanzia attraverso un’affettuosa sequenza di ritratti della figlia Gina. Risale allo stesso periodo la ripresa di motivi legati ai soggiorni trascorsi in Sicilia e sulle rive dell’Atlantico francese, nella Charente, dove dipinse il famoso La raccolta delle ostriche.

In seguito, Luigi Rossi esegue pregevoli acquarelli nei quali si rinnova la freschezza delle illustrazioni parigine. Nascono in questi anni capolavori simbolisti come Canto dell’Aurora e Arcobaleno che hanno come protagonista la luce della montagna dei Denti della Vecchia. L’artista si spegne a settant’anni nella sua amata Capriasca, teatro dei paesaggi dell’ultimo periodo.

Alla sua scomparsa è ricordato con due mostre postume allestite presso la Società Permanente di Milano e a villa Ciani di Lugano nel 1924.

Visita molto interessante e apprezzata, anche grazie alle notevoli e puntuali spiegazioni della nostra valida guida Isabella (o forse “Isa, bella!!! ??). Pinacoteca Züst, un nuovo grande successo firmato GAP!

E per chiudere in amicizia, una bella tavolata a gustare la bibita preferita in un bar della piazza della Chiesa di Rancate, dove alcuni hanno anche tentato la fortuna giocando qualche numero al lotto, visto il ricco montepremi.

Prossimo appuntamento giovedì 14 marzo all’OTAF di Sorengo per l’annuale assemblea.

Vi aspettiamo!