GAP
Gruppo Animazione Pensionati

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4 aprile 2023

Se Michelangelo avesse conosciuto le cave di Arzo dovremmo probabilmente riscrivere la storia dell’arte: la Pietà in San Pietro non sarebbe più bianca e nemmeno il Mosè in San Pietro in Vincoli lo sarebbe. Entrambe sarebbero senza dubbio in un Rosso di Arzo oppure in un Macchiavecchia grigio. Chi lo sa! Però …

Il collega Aldo Allio, presidente del patriziato di Arzo e proprietario di una delle cave, ha organizzato per noi questa bella uscita nel Mendrisiotto.
25 dovevamo essere – numero massimo consentito – e 25 eravamo, questo è il GAP. La prima uscita all’aperto del 2023 ha portato 25 gappini in quel di Arzo a visitare le famose cave. Cave di cui si hanno prime tracce già a partire dal 1300, epoca della costruzione delle grandi cattedrali gotiche, prime su tutte il Duomo di Milano, ma anche altri importanti edifici religiosi in Lombardia, Piemonte e Ticino, dove lo si trova in quasi tutte le chiese e in numerosi palazzi signorili.
Questo marmo, o meglio questa breccia, ha avuto origine 200 milioni di anni fa, “appena” una ventina di milioni di anni dopo la formazione dei sedimenti del San Giorgio. Si tratta di una roccia sedimentaria policroma nata dai fondali marini di un grande oceano situato tra il continente europeo e quello africano.
Una irta salita ci ha condotti fino al culmine della cave, alla Cava Allio, di proprietà della famiglia di Aldo, gestita fino a non molti anni fa dal nonno, dal papà e dallo zio. Da lì siamo poi scesi alla cava di Broccatello, interessante soprattutto perché ricco di fossili tipo spugne, brachiopodi e gigli di mare, ancora ben identificabili nella pietra, e quindi a quella del Rosso di Arzo, di colore rosso intenso con alcune venature bianche e una struttura omogenea. Altro tipo di marmo è il Venato, nome probabilmente derivante dal dialetto “vinaa”, ossia di una colorazione violacea come il vinello di una volta. E infine i tre tipi di Macchiavecchia: grigia, gialla e rossa. Si tratta di una pietra screziata che assume colorazioni molto vivaci che possono sfumare dal rosso al giallo, dal verde oliva al grigio violaceo fino al bianco. Abbiamo così imparato a conoscere le sei tipologie del marmo di Arzo. D’obbligo anche le visite ai bagni imperiali, eleganti toilette inserite in un’interessante costruzione a forma di parallelepipedo creata con blocchi di marmo, e a quella che è una delle maggiori attrazioni del luogo, il magnifico anfiteatro naturale che nel corso degli anni ha ospitato varie manifestazioni con una folta presenza di pubblico, come il Càvea Festival & Marmor Art.
Abbiamo avuto anche la fortuna di una breve presentazione da parte di un ricercatore della SUPSI che, in collaborazione con il Politecnici di Zurigo, stanno sviluppando una stampante 3D che usa materiale di scarto della cava per creare elementi architettonici per un’edilizia più sostenibile, da utilizzare p. es. su facciate.
La visita è poi continuata nel laboratorio dove abbiamo potuto osservare i vecchi motori e le vecchie seghe – tutt’ora funzionanti – che permettevano di tagliare le lastre di marmo, i vari tipi di filo necessari – elicoidale e con diamanti – e soprattutto renderci conto delle difficoltà e della fatica che il lavoro di cavatore o scalpellino comportava. Un’esposizione di oggetti prodotti con il marmo di Arzo, come camini, tavoli, soprammobili, ecc. ha concluso la visita delle cave.

La festa è però continuata al bar Sergio di Arzo con una ricca merenda all’insegna di un’ottima tagliata locale, formaggi e un goloso dessert, il tutto annaffiato da un gradevole Merlot locale.

Pomeriggio sicuramente interessante e piacevole che lancia già anche il prossimo appuntamento previsto il prossimo 27 aprile con visita delle Isole di Brissago. Occhio alle iscrizioni, sul sito o per posta.