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Comano: visita all’atelier di Nag Arnoldi

Una piazza gliel’hanno già dedicata, ma fra qualche anno non è escluso che gli intitoleranno anche l’intero paese cambiando il nome da Comano a Nag Arnoldi City, talmente è impregnato dello spirito di questo artista, presente in ogni via con statue di cavalli, cavalieri, astati e tanto altro, e con un percorso didattico guidato tramite un’app da scaricare.

Battute a parte, l’uscita marzolina del GAP si è rivelata un inaspettato successo con la presenza interessata di ben 29 gappini. Dopo il ritrovo in piazza della chiesa, la visita guidata è iniziata nel sottostante ampio piazzale Nag Arnoldi, un elegante balcone affacciato sull’ameno paesaggio del luganese. A condurre le danze la nostra guida, Aurelia Antonini, indubbiamente la persona più idonea e preparata per spiegarci la vita e le opere del grande scultore ticinese nella sua veste di curatrice dell’atelier di Nag Arnoldi da ormai tre anni. Grazie a lei siamo riusciti a scoprire e soprattutto a lasciarci affascinare dal mondo di uno dei più grandi artisti di casa nostra.

Nag Arnoldi, nato a Locarno nel 1928, si forma artisticamente presso gli atelier dei fratelli Chiattone, Carlo CottiGiuseppe Foglia e Filippo Boldini, poi a Milano, Roma e Venezia dove studia la tecnica del vetro. A partire dal 1954 inizia ad esporre i suoi quadri in alcune mostre a Lugano e nelle località limitrofe, per poi partecipare negli anni successivi ad esposizioni sempre più importanti in tutte le maggiori città svizzere. Inizia ad interessarsi alla scultura nel 1960, poi si trasferisce in Messico (dove vive il fratello) venendo in contatto con l’arte indigena maya e azteca e delle civiltà precolombiane. Espone sempre più spesso nel continente americano: in Messico ma anche a Porto Rico, alle Isole Vergini e negli USA. Dagli anni ’70 si dedica prevalentemente alla scultura. Dal 1971 vive a Comano alternando soggiorni a Venezia e Città del Messico. Vanta un rapporto speciale con il Museo olimpico di Losanna per il quale crea varie opere di grandi dimensioni, fra le quali l’elegante “The Olympic Door” del 2000 che rappresenta lo spirito dei Giochi. Varie sue opere sono esposte anche in chiese ticinesi, ad esempio a Neggio, Camorino e Calonico e un po’ ovunque nei principali musei e strade del mondo. Le opere di Nag Arnoldi raccontano un mondo insieme fantastico e mitologico, felliniano e guerresco fatto di cavalli ispirati a Guernica di Picasso, astati, soldati, ma anche di arlecchini, mimi, acrobati e figure religiose. E poi le grandi mostre, su tutte quella del 2011 di Palazzo Reale a Milano, a coronamento di una lunga carriera. Muore a Lugano nel 2017.

Buona parte delle sue sculture sono state fuse presso la fonderia Perseo di Mendrisio con cui ha collaborato per anni.

I gappini hanno seguito l’introduzione in religioso silenzio e poi tutti insieme ci siamo incamminati verso l’atelier situato a una decina di minuti a piedi nella parte alta di Comano.

E qui si è aperto un mondo: accolti già all’esterno dalle gigantesche e incombenti figure di alcuni minotauri da un lato, uno dei quali ingabbiato come prigioniero del labirinto e dagli altrettanto maestosi astati con le loro lance protese verso l’azzurro del cielo dall’altro. E anche noi siamo quindi penetrati nel labirinto di Nag Arnoldi, nel suo atelier opera prima di un giovane architetto che gli rimarrà amico per tutta la vita. L’impressione è di entrare nel ventre di una balena, un luogo intimo, chiuso, dove il rapporto tra interno ed esterno si confonde con le sculture e i gessi sparsi qua e là in tutti i locali e nel giardino. Le sculture sono materia che si può toccare, sono opere che si possono aprire e richiudere, sono la Madonna e l’arlecchino, il leone e il gallo, … quattro lastre tombali e tanto altro.

La visita ha incuriosito e interessato i partecipanti che mai come questa volta si sono dilettati a scattare fotografie, affascinati dalle forme tondeggianti e avviluppanti delle statue.

Poi la discesa tranquilla verso l’Osteria della Posta dove attorno ai vari tavoli ci siamo goduti il meritato rinfresco in allegra compagnia. Un pomeriggio ben investito nel segno della cultura, uno dei segni caratteristici del GAP.

Il prossimo appuntamento, meteo permettendo, è previsto per il 29 aprile con la visita di Villa Taranto e ai suoi giardini botanici a Verbania sul Lago Maggiore.